Gusto per dire...

Non è un errore.

Quattro giorni fa, una della notte.
Un cameriere termina il suo lavoro, il giorno è stato caldo e senza vento, la notte decide di non cambiare la situazione. Nessuno cammina per l'hotel, solo qualche scarafaggio, vero conoscitore di ogni suo meandro.
Il cameriere cammina lungo i corridoi del personale fino a raggiungere la sua abitazione nei bassifondi delle costruzioni dedicate ai clienti. Apre la porta in legno pressato. Ne esce dopo pochi minuti. La divisa è scomparsa, ora indossa un paio di bermuda azzurre, una felpa bianca e porta con se una borsa a tracolla.
Scavalca il cancello di accesso del personale, chiuso oramai da più di due ore e inizia a scendere lentamente lungo la strada che, in direzione opposta, porta all'ingresso dell'hotel.
Il cammino dura circa cinque minuti, gli ultimi dei quali passati a calcare orme nella sabbia. L'oceano oscuro ha piano piano fatto sentire la sua voce e ora ritma con onde lente il buio della notte. L'aria è quasi ferma, solo una lieve brezza ricorda la forza del vento che normalmente sferza l'arena leggera.
Lasciata la borsa e la felpa su una delle amache che punteggiano la spiaggia il cameriere si avvia verso il rumore delle onde, ammirato dalla luce delle stelle che punteggiano il buio della notte.
L'ingresso in acqua è simile a una sensazione di freddo, ma più per un ricordo della mente che per la sensazione realmente percepita dalla pelle.
Poi nuotare è solo un perdersi tra il nero del cielo e la cupa oscurità dell'acqua, ma la mente è accecata. Pensieri si perdono e lasciano il corpo libero di navigare senza spostarsi.

Passeggiare fino a incontrare amici che ballano nella sera è solo un altro momento da ricordare.

Comments

ko said…
bella mi!
e di là era soolo un giuco di parole ;)
Anonymous said…
You write very well.

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